Wednesday, September 3, 2014

Perchè è vincente il “Sistema Prosecco”

by Carlo Macchi

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Non ho problemi ad ammettere che andando ad assaggiare per la prima volta i Prosecco (vedi) un po’ prevenuto ero, anche se degustavo sono il “top di gamma” cioè il DOCG. Ma solo il DOCG arriva ad oltre 70 milioni di bottiglie e quindi….
Poi visitando cantine e parlando con i produttori  piano piano non solo tutte le remore si sono sciolte come neve al sole ma ho iniziato ad intravedere alcuni motivi del grande successo del “Sistema Prosecco”.
Se dovessi spiegarlo in tre parole potrei raccogliere tutto nella frase Virtuosa unione tra mondo agricolo e commercio industrializzato, fortunatamente snobbata dalla stampa di settore” …mi spiego.
ingrandisci logoproseccodocg.jpgLa campagna attorno a Valdobbiadene è veramente meravigliosa ed i vigneti ne sono l’anima; avvicinandosi a Conegliano la situazione cambia un po’ dal punto di vista paesaggistico ma non da quello tecnico. Nella zona del Prosecco DOCG la campagna è molto curata e l’unico problema che possiamo rilevare è la quasi assoluta mancanza di considerazione per il biologico. Quindi il prodotto Prosecco nasce da viticoltura vera, che specialmente in alcune zone collinari non produce certo più di tante denominazioni  blasonate.
Ma adesso viene il bello: anche se la Glera viene vendemmiata una sola volta… dà vita a 8-10 vini, uguali ma diversi. In altre parole: uno dei cardini del Prosecco DOCG (ma credo anche del resto) e che una volta vinificata la Glera (anche con macerazioni sulle bucce, batonnage sui lieviti etc) la stragrande maggioranza del vino fermo rimane in cisterna a bassa temperatura e solo delle piccole partite (diciamo attorno ad un ottavo-decimo della produzione totale)  vanno mensilmente o quasi in autoclave per essere spumantizzate. Li vi restano mediamente trenta giorni  per poi essere imbottigliate e vendute. A questo punto il mondo agricolo passa la mano all’altro settore, consegnandogli un prodotto che ha come cardine, aldilà della buona qualità media “l’assoluta freschezza di un prodotto che per definizione deve essere fresco.”
Arriviamo nel settore del “commercio industriale”, lì dove secondo me il “Sistema Prosecco” si differenzia. Il meccanismo di vendita (per l’Italia) prevede, per avere sempre dei Prosecco freschissimi da stappare,  ordini ogni trenta giorni e pagamenti relativi (cari produttori che di solito venite pagate a quattro-sei mesi quando va di lusso,  avete letto bene!). Praticamente i rappresentanti ogni trenta giorni vanno a riscuotere e fanno il nuovo ordine.
Con l’estero, facendo le giuste proporzioni,  la situazione è similare ed in molti casi è anche migliore dove si prevedono pagamenti anticipati.
ingrandisci proseccologo1.jpgIn altre parole il Prosecco è per nascita-definizione il primo vino che viene proposto (aperitivo a basso grado alcolico e dal prezzo contenuto) è di conseguenza anche il primo che viene servito e finito, il primo che viene riordinato, il primo che viene pagato e può permettersi di mantenere così questo circuito virtuoso che ha rispetto agli altri vini italiani dei ritmi praticamente “industriali”, ma si basa su un prodotto esclusivamente e prettamente agricolo.
Così un metodo rodato che ha ritmi molto diversi da quelli del mondo agricolo permette ai consumatori di tutto il mondo di trovare nel loro bicchiere le caratteristiche che basilari per chi vuole bere un buon calice senza problemi: freschezza, piacevolezza, cremosità se bollicina e facilità di beva.
A proposito di facilità di beva, forse uno dei grandi pregi del “Sistema Prosecco” è l’essere stato scoperto solo di recente dalla stampa di settore. Avete letto bene! Il fatto che la stampa italiana abbia snobbato per anni il Prosecco ha permesso a questo di svilupparsi senza doversi snaturare puntando a fare il fatidico “vinone da premio”, ma  cercando di migliorare, piano piano, la produzione.
Essendo considerato  fino a poco tempo fa sempre e comunque un  prodotto di serie B da noi soloni, ha avuto tutto il tempo per piazzarsi con calma sul mercato con un prodotto agli antipodi di quello che fino a 10 anni fa veniva osannato (a torto o a ragione) come grande vino. Oggi vi sono diversi Prosecco DOCG che possono maturare per alcuni anni in bottiglia, per non parlare della tipologia “Col Fondo” che riserva e riserverà incredibili sorprese e soddisfazioni, ma il bello del Prosecco DOCG sono 70 milioni di bottiglie che garantiscono non ciò che avrebbe voluto la stampa specializzata, ma quello che semplicemente chiede un mercato globale dove oramai con Prosecco si identifica la bollicina italiana.
Non credo assolutamente di essere stato esauriente nello spiegare il successo del Prosecco,  ma mi premeva porre l’accento su questi  due punti, che per me sono stati e sono molto importanti nella sua crescita. 

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