Wednesday, September 10, 2014

«Nessuno è indispensabile». Vero. Sempre.

di Stefano Masa

Domenica 7 settembre: «Nessuno è indispensabile». Vero. Una sostituzione in corsa dell’attuale presidente Ferrari? «Non è in agenda». Vero. «Per me e vale per lui come per tutti gli altri: noi siamo al servizio dell'azienda. Quando l'azienda cambia idea o per lo meno non c'è più la convergenza di obiettivi le cose cambiano». Molto vero e concordo personalmente.

Mercoledì 10 settembre: Montezemolo si dimette dalla guida Ferrari e Marchionne nuovo presidente.

Quanto accaduto in questi ultimi tre giorni al nostro più prestigioso marchio automobilistico può sinteticamente rappresentare l’attuale situazione del nostro Paese. Si cerca il cambiamento, l’alternanza. Abbandonare il passato. Un taglio netto. Nessuno è indispensabile e forse – allo stesso modo – niente è indispensabile. Facciamo tutto in fretta e basta. Poi si vedrà. Ma cambiamo radicalmente. In Italia si sta cambiando la sostanza degli italiani: dal calcio, con la sua neonata nazionale, all’automobile.

I modi e le modalità per l’avvicendamento sono solo un corollario mediatico che, come spesso accade nei mercati finanziari, quando tutti comprano bisogna vendere.

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Anche in Ferrari è accaduto questo: ci sono problemi aziendali? «La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici ma è vincere e sono sei anni che facciamo fatica». Così è, quindi vero. Ci sono potenzialmente interessi economici “a rischio”? «Sono due le parti della realtà Ferrari che sono importanti per noi come azionista e per noi come azienda: la prima sono ovviamente i risultati economici, i volumi, cosa su cui Luca ha fatto un grandissimo lavoro e gli faccio i miei complimenti. L'altra è la gestione sportiva». Anche questo è corretto, quindi vero.

C’è mancanza di prestigio a seguito di questo? «La parte essenziale di quello che noi facciamo è presentare una Ferrari vincente in Formula1. È un obiettivo assolutamente chiaro e non possiamo accettare una situazione diversa». Aziendalmente condivisibile, e quindi vero anche questo.

Sono state usate da Marchionne molte affermazioni più che condivisibili sia intellettualmente che aziendalmente. Il risultato è stato raggiunto ed il cambiamento c’è stato.

Personalmente stimo tutti gli imprenditori del nostro paese come in generale tutti coloro che rischiano la loro immagine attraverso il loro coraggio di operare per fare azienda quotidianamente (quindi anche gli stessi dipendenti). In questa vicenda i due amici di sempre Marchionne e Montezemolo rappresentano un modello di riferimento per il loro settore e per il nostro Paese. Hanno cercato il cambiamento. L’hanno attuato. Hanno cambiato.

Detto questo siamo e rimaniamo però italiani con la loro mentalità. Cosa c’entra – in questa dinamica comunicativa tra azionista ed azienda controllata – affermare «Noi italiani non dobbiamo permettere a questi "furbetti cosmopoliti" di prenderci in giro in questo modo, sicuri di farla sempre franca» e sempre rivolto a Marchionne sia l’invito «a pagare le tasse in Italia dove le pagano i lavoratori Fiat» sia «Marchionne che vuole dare lezioni a noi italiani su cosa e come dobbiamo fare per sottolineare il suo "orgoglio italiano" è una cosa vergognosa e offensiva»?

Ricordiamo però: siamo in Italia e soprattutto siamo nel Paese mondiale chiamato “business” dove  «nessuno è indispensabile». Vero. Fino a qualche giorno fa eri Presidente con risultati eccezionali. Vero. Ma oggi non più. Vero.

Un grazie a Montezemolo per tutto quello che ha dimostrato: cambiando, creando, vincendo. Un grazie a Marchionne per il suo coraggio nel mettersi (nuovamente) in gioco in questa avventura. E anche un grazie a Della Valle che attraverso il suo operato prima storico e oggi innovativo ha comunque diritto e dovere di manifestare ciò che pensa.

Ricordiamo però: «Nessuno è indispensabile». Vero. Sempre.

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