Friday, March 28, 2014

Trento Doc Bellaveder Brut riserva 2008

by le mille bolle

Oltre due anni orsono mi è piaciuto salutare l’avvento sulla scena del Trento Doc di un nuovo soggetto produttivo proposto da una realtà non nuova. Considerato che da sette ettari e mezzo vitati situati in un corpo unico a circa 300 metri d’altezza con esposizione a Sud e Sud-Ovest nella zona collinare del conoide di Faedo l’azienda Bellaveder, ospite nell’antico maso omonimo, produce, con validi risultati, una vasta gamma di vini fermi, Pinot bianco, due Chardonnay, uno dei quali fermentato e affinato in legno, Sauvignon, Müller Thurgau, Gewürtraminer, Lagrein persino Teroldego, e due Pinot nero, di cui il Faedi che ha vinto l’edizione 2012 del Concorso nazionale del Pinot nero con l’annata 2009.
Come scrissi già all’epoca l’azienda conta su due diverse tipologie di terroir: “l’una, che si trova nella parte a valle del maso, caratterizzata da un substrato calcareo a prevalenza di dolomie e un terreno moderatamente profondo a tessitura franco-sabbiosa, l’altra costituita da un terreno più profondo con quantità maggiore di argille e marne e un substrato composto da un conglomerato di marne e siltiti di colore rossastro, nella zona a monte”. E il carattere spiccato dei vini è proprio dovuto alla compresenza e interazione di questi due tipi di terreno.

L’approdo al Trento Doc, da un vigneto a Chardonnay piantato in epoche diverse ad inizio e metà anni Ottanta, è più recente e si è tradotto in due diversi prodotti, un Trento Doc Riserva e un Trento Doc Nature affinato 36 mesi sui lieviti e sboccatura senza aggiunta di alcuna “liqueur d’expedition”.
Due anni fa avevo assaggiato la prova d’esordio del Riserva, anche questo un Blanc de blanc base Chardonnay che si affina tre anni, e ho voluto vedere, mentre si sta compiendo il percorso della conversione bio di terreni e vigneti, se nel contempo fossero ulteriormente migliorate le cose e se ci fosse stata, come auspicavo, una crescita in quanto a personalità e complessità.
BellavederTrentoDocriserva2008

I vigneti sono sempre allevati a pergola semplice spezzata e spalliera, la resa è contenuta in 90 quintali ettaro e la vinificazione prevede pressatura soffice dell’uva con resa massima in mosto del 60% e fermentazione condotta sia in acciaio che, parte, in legno.
Il colore continua a non essere spettacolare, la parte forte del vino, virando più sul verdolino che su un paglierino scarico, il perlage è sottile e continuo ed il naso si fa ancora più apprezzare, in questa versione 2008, sboccatura 2013, per un timbro fresco, sottile, molto di montagna, con sale e mineralità a prevalere una sottile vena agrumata fiori bianchi, frutta secca non tostata, con una certa grazia ed eleganza.
La bocca è sottile e delicata, con una vena leggermente morbida e rotonda nel retrogusto, la freschezza e l’acidità non mancano, come pure una certa lunghezza, ma da una riserva sarebbe lecito chiedersi un filo di complessità, energia e ampiezza di definizione in più, anche se la piacevolezza non fa certamente difetto e da un punto di vista tecnico il vino è indubbiamente impeccabile e ben fatto.

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