Saturday, March 29, 2014

Cava Gran Reserva Brut Celler Batlle 2001 Gramona

by le mille bolle

Mentre siamo ancora in attesa, come ho già scritto, che il Consejo Regulador del Cava renda noto (siamo già a marzo ed evidentemente i calcoli devono essere complessi o i risultati non esaltanti…) l’andamento delle expediciones “caviste” nel 2013, vale la pena rifarsi la bocca stappando e mettendo alla prova uno dei prodotti di punta di una delle migliori case produttrici di metodo classico attive in Spagna.

Sto parlando di Gramona, che come ho già avuto modo di scrivere nacque dall’unione di due dinastie familiari legate al mondo del vino: Batlle e Gramona. I Gramona diedero nome all’azienda mentre “Nel 1881, Pau Batlle, approfittando della crescente domanda dovuta alla fillossera in Francia, inizia la vinificazione in strutture costruite nel “Celler Batlle” nel retro della casa di famiglia a San Sadurní d’Anoia”.

Le prime bollicine vedono la luce intorno al 1921, commercializzate come “champagne” e affinate nelle vecchie cantine di Sant Sadurní d’Anoia. Oggi che l’azienda ha compiuto 133 anni ed è alla sua quinta generazione familiare la gamma dei vini prodotti da Gramona è piuttosto ampia e comprende sia Cava espressione di uve autoctone sia con il contributo di Chardonnay e Pinot nero, sia vini fermi rossi rosati e bianchi da varietà aromatiche. Va ricordato che Gramona con “III Lustros” diede vita nel 1971 ad uno dei primi ”Brut Nature“ del mercato del Cava.

Il Cava di cui intendo occuparmi oggi è uno dei vini più ambiziosi della serie, un Brut Gran Reserva millesimato 2001 che riposa sui lieviti oltre otto anni e che porta il nome storico di Celler Batlle che rimanda alle origini dell’avventura aziendale. Un Cava espressione di un terroir particolare, denominato La Plana, sintesi di 70% Xarel·lo e 30% di Macabeo, la prima delle due uve eccellente per esaltare la nota aromatica, mentre il Macabeo, con la sua maturazione tardiva assicura buona struttura.

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Anche se non veniva riportata in retroetichetta la data di sboccatura doveva essere di qualche anno precedente. Personalmente, come ho spesso scritto, sono sempre timoroso di fronte ai metodo classico che hanno trascorso un lunghissimo periodo di affinamento sui lieviti, perché sovente quel che guadagni in potenza e struttura sacrifichi in armonia e leggerezza. Contemporaneamente sono molto ammirato dal coraggio delle aziende di tentare la strada di un invecchiamento prolungato e spero sempre che si sia trattata di una scelta ben ponderata e ragionata.

Nel caso di questo Celler Batlle 2001 lo è stata ampiamente perché il vino mostra non solo un savoir faire tecnico e un perfetto controllo di tutti gli aspetti, ma una vitalità che sarebbe stato difficile attendersi dato il suo millesimo.

Bello il colore, un paglierino oro molto intenso con una vena leggermente ramata, sottile e persistente, ancora ricco di energia, il perlage. Il naso mostra inizialmente un’impressione di maturità avanzata e un predominio di aromi terziari, frutta secca tostata, noce moscata, spezie, ma poi emerge lentamente e prende ampiezza e densità la frutta esotica, mango e papaia e la maturità, grazie ad una nitida vena salata e quasi salmastra, ad un tono minerale, si combina bene con la freschezza.

La bocca apre subito ricca, molto secca, dinamica, con buona articolazione e una notevole croccantezza delle bolle, per poi allargarsi, giustamente matura, su un frutto dotato ancora di una naturale dolcezza e soavità, con buona persistenza lunga, nerbo e piacevolezza. Vino dall’indubbio carattere gastronomico, da un proporre come aperitivo o su antipasti, ma su preparazioni elaborate di pesce.

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